17 giu 2008

Del dolce dormire

Incredibile. Allora Silvio B. stava fingendo. Non era la versione 4.0, la release dello statista. Pazzesco, nessuno lo poteva sospettare. Ma allora quella storia del dialogo, dell'abbassare i toni, volete dirmi che non era vera? Quindi Lui non aveva veramente messo da parte la tentazione di usare la cosa pubblica per risolvere i suoi problemi economici, finanziari, tricologici e legali. Ma dài incredibile. Eppure sembrava così sincero, anche lo sguardo da Mitterand in campagna elettorale pareva rivelatore di un inversione di tendenza quasi posturale. E Walter, anche lui adesso si è accorto, si vede che non è uno sciocco, dopo solo qualche leggina qua e là gli è venuto il dubbio che...Però io non sarei così precipitoso: vabbè schierano l'esercito, provano a ridurre al silenzio i giornali sulle questioni che possono turbare i cittadini (tipo le intercettazioni del loro amato premier che raccomanda le vallette), bloccano i processi su certe questioni...
Vabbè dai, non traiamo conclusioni affrettate, siamo solo all'inizio. Ha ragione Walter, se fanno ancora qualche birichinata questi mariuoli, facciamo loro capire che con noi non si scherza e che va a finire che il dialogo è a rischio. E poi allora vediamo chi la vince.

14 mag 2008

Garantè

Anni fa nel nostro paese e più di preciso nel "territorio dello Stato"(lo dico nel senso più occidentale del termine quindi con un'accezione più inclusiva rispetto a quella che abbiamo oggi nelle democrazie post-dittatoriali europee in particolare Grecia, Spagna e Italia), apparve la misteriosa figura del Garante, capo solenne di una qualche Authority (autarchicamente definita anche Autorità in seguito ma comunque inutile e partiticamente nominata). L'anglismo "welfare" persiste invece nel lessico governativo, molti sindaci leghisti pensano che sia Uèlfer o Vèlfer un eroe celtico e quindi sono entusiasti come quando mettono i nomi in dialetto sotto i cartelli stradali di ingresso al paesello. Questa premessa farebbe pensare alla scrittura di un post serioso di ingegneria istituzionale invece no. Volevo solo manifestare un certo rammarico perché nelle varie Autorità ci sono stati Rodotà, Catricalà e Calabrò. Insomma avete capito, oltre ad avere gli appoggi politici giusti dovete avere una cosa che pochi hanno cioè un cognome così. Per cui nelle nuove nomine preparatevi magari a un Jerry Calà.

9 mag 2008

Il rovello del tifoso

Questo è un periodo duro. Lo sappiamo. Io fatico a prendere sonno, mi infliggo sofferenze neurologiche a vedere Scajola al posto di Bersani o, che so, Ronchi al posto della Bonino. Se penso a Bondi ministro dei Beni Culturali comincio a piangere e mi rigiro nel letto provando a svegliarmi e invece sono già sveglio e l'unica è addormentarsi. In più c'è la Carfagna e tanti altri incredibili. Poi però penso anche che questo è un governo molto più vicino agli italiani, che interpreta meglio il paese e che quindi è un semplice e naturale esito della democrazia. Dopotuttto la Prestigiacomo credo farà meglio di Pecoraro (e vorrei vedere) e Matteoli mi dà più affidamento di Di Pietro. Penso anche che, da buon italiano, dovrei sperare che questo governo faccia bene e che duri. E' nel mio interesse, in quello dei miei amici e della mia famiglia che Berlusconi abbia successo, che il debito sia risanato, che i mezzi pubblici funzionino meglio, che la sanità sia più efficiente, che la spesa pubblica venga riqualificata, che Sacconi mi aumenti lo stipendio. Certo, mi dico, devo fare così, come dice Walter, non offendere l'avversario, dialogare, fare le riforme insieme, costruire una democrazia matura. Insomma fare la mia parte pur senza entusiasmi. Se alla fine dei 5 anni avranno fatto bene, anche io e Walter voteremo Silvio, se non sarà già al Quirinale, e se no voteremo Tremonti. Forse mi viene addirittura il sospetto che se dovessi scommettere su quale schieramento politico potrebbe approvare i Pacs, o cose simili, forse punterei sulla destra. Però poi mi scopro tifoso; e allora verso mattina, quando gli uccellini sui pochi alberi rimasti nel mio cortile fanno sentire la loro voce rasserenante, mi rendo conto che non sono ancora pronto per avere un animo anglosassone, mi viene in mente Silvio che parla di Mangano, il digitale terrestre, le leggi ad personam, Raimondo Vianello, Schifani al Senato, il labbro bavoso di Gasparri, Calderoli e Borghezio e anche Matteo Salvini che dice in tv che lui il canone Rai non lo paga perché vuole abolirlo e io vorrei abolire lui, la sua ignoranza e la sua volgarità.
Insomma mi alzo, con fatica, stiracchiando la schiena; per ora c'è ancora troppa roba che devo digerire prima di essere un bravo cittadino. Proverò con l'Alka seltzer. Ma forse serve L'idraulico liquido.

7 mag 2008

La banda

Si vocifera che Calderoli possa assumere la titolarità di un ministero assai originale quello della DELEGIFICAZIONE. Per un chirurgo maxillo-facciale come il Roby mi sarei aspettato un ministero della DEVITALIZZAZIONE o al limite della pulizia dentale. Invece no, sarà forse chiamato, novello Penelope, a disfare quello che i Parlamenti hanno fatto: che lavoraccio.
Come premio quindi, dopo aver fatto danni in qualunque casella governativa fosse stato inserito nelle precedenti esperienze (fu uno dei tanti costretti alle dimissioni nell'ultimo Governo di Silvio, nello specifico per la questione della maglietta anti-Islam) gli si ridà un bell'incarico ("prima hai fatto un po' le bizze ma sei uno intelligente in fondo, stavolta però riga dritto mi raccomando"). Sarebbe auspicabile che il nostro Presidente della Repubblica esercitasse la sua moral suasion, come si usa dire di questi tempi, sulla riproposizione di certi nomi. Di Yesmen ventriloqui di Silvio o di Umberto ce ne sono in abbondanza, almeno si salverebbe la forma per qualche settimana. Ma in Italia è così, si dimentica tutto presto: un po' come nell'hockey, si va in panchina per un minuto di penalizzazione ma poi si rientra in campo. Quindi avremo anche Scajola (dimissionario come sopra) e Tremonti (dimissionario come sopra), insomma la solita banda che suonerà la solita musica, in attesa del maiale day.

18 apr 2008

Galli, Formiconi e capre


"Qualora Formigoni si dovesse dimettere da governatore, sarebbe auspicabile che a sostituirlo fosse un esponente della Lega Nord". Dario Galli, Lega Nord, ospite ad 'Omnibus' su LA7, ha così spiegato la posizione del Carroccio sull'eventuale sostituzione del presidente della regione Lombardia nel caso accettasse un incarico ministeriale. (tratto da Repubblica on line)

Mi sono perso qualcosa stanotte oppure si deve ancora votare piuttosto che nominare un presidente di Regione? Passi la dichiarazione di questo tal Galli ma il commento ovino del notista è ancor peggio. Almeno a mio modesto e indignato parere.

17 apr 2008

Le plat pays


Le plat pays: così cantava Jacques Brel del suo Belgio e mi viene, anche se per altre ragioni rispetto a quelle del cantautore, il riflesso di pensare a noi. Dico "noi" con tutte le possibili nuove accezioni che il pronome può avere di questi tempi. Da un post del mio amico Giorgio (lo so che non siamo ancora amici, ma ci capiamo già) di cui un giorno sì e uno no cerco di leggerne il blog (un Giorgio sì e l'altro no mi viene da dire) mi viene lo spunto per scrivere alcune righe. Ho raccontato in queste settimane, per pochi intimi, cose che mi sembravano ovvie: il primo post vero l'avevo intitolato Boselli for president, poi il resoconto della mia visita con Davidone a Monza a sentire Formaggino e ancora le idee sulla Sicilia, insomma tutto lasciava trasparire sensazioni evidenti. Dalle idee di uno (cioè io) che non si occupa di comunicazione o di politica, che viaggia abbastanza per l'Italia incontrando imprenditori, sindaci, assessori e, capita, ministri e che soprattutto ha come valore quello di osservare i fatti, passati e presenti, con lucidità e senza lenti deformanti, pur mantenendo le sue idee, le sue passioni e i suoi sogni, appariva tutto chiaro, quasi abbagliante. Premetto che non sto facendo l'elogio alla mia preveggenza, ci mancherebbe altro non ho mai fatto neanche un 12 al Totocalcio, semplicemente vorrei portare all'attenzione quello che il mondo dei media (blogger compresi) ci porta in tavola ogni giorno. Passi che Boselli dichiari che avrebbe preso il 4% o che Formaggino ci dicesse che ormai eravamo lì a un'incollatura dal nano, tanto che dai sondaggi più accurati gli si vedevano i peli delle orecchie, ma tutto il parlare di pareggi, governi istituzionali, liste pro life, riforme elettorali? E Realacci che commenta gli exit polls, dopo quello che era successo nelle scorse elezioni, dicendo che il Pd avrebbe dato una Camera all'opposizione (invece loro non ci danno neanche il bagno adesso)? E la Bindi, proprio lei che sembrava anche intelligente certe volte, va a dire in tv che il Pd è il primo partito? Ma questa gente dove vive? E i giornali che fanno? Intrattenimento? Gossip?
Io mi chiedo: a momenti perdevamo le elezioni di due anni fa (magari le avessimo perse!) dopo 5 anni pazzeschi di centrodestra con un paese con le pezze al culo e in più "tutti insieme appassionatamente" compresa la Sbarbati dei Repubblicani (ve la ricordate in piena notte a festeggiare i 25.000 voti in più con Fassino e Prodi sul palco di piazza del Popolo?). Ma quale genio poteva pensare di battere veramente uno come il nano dopo 24 mesi di comiche+rifiuti+mozzarelle+Ratzinger+benzina a 1.40 e pane a 4 euro al chilo?
Capisco "il provarci" per chi paertecipa a una competizione, ma gli analisti dove sono? Sono quasi tutti al soldo di qualcuno? Vogliono solo vendere un prodotto e scrivono quello che la gente vuole sentirsi dire? Oppure hanno messo il passamontagna al contrario. Giorgio aiutami tu, io Scalfari non ce la faccio più a leggerlo!

15 apr 2008

Lapo è in pista


Lapo Elkann si è invaghito della cugina Bianca.
Prima si era limitato a tirarla su con il naso.

di-abol-ici

Al primo Consiglio dei Ministri ci sarà l'abolizione dell'Ici e subito dopo ci sarà l'abolizione del Consiglio dei Ministri. Tutte le altre abolizioni si potranno fare a trattativa privata con 3 voucher a testa. Lui esaudirà una terna di desideri per ogni cittadino nei prossimi 5 anni, questo sì che significa prendersi cura di noi. Io ho già in mente il primo.

14 apr 2008

Z come Zorro

Non c'è più tempo per l'abecedario. Finisce qui l'avventura di queste settimane che comunque entreranno a fare parte del libro dei ricordi. Materiali d'annata per i nostri nipotini che più o meno annoiati ascolteranno le storie di ieri. Un libro il cui epilogio è già scritto, prima ancora che nella Storia nel DNA degli abitanti. L'anomalia, semmai, era la parentesi triste di due anni di governo che più di ogni altra cosa ha sottolineato la distanza tra il personale politico della sinistra e la realtà quotidiana delle vite e degli animi degli italiani. Ora tutto è in ordine, lo specchio ha ripreso a funzionare. Vediamo i peggiori protagonisti: i Bertinotti e via discorrendo hanno trovato nei risultati di queste ore una risposta corale alle loro provocazioni idealistiche o presunte tali, intanto gli operai votano a destra e i radical chic sono in montagna per il week end; i Boselli non meritano neanche un commento, i Casini si consolano con il patrimonio del suocero Caltagirone, ora hanno risolto i problemi per sempre. Quel che resta è un paese che conta circa un buon 70% di cittadini (inclusi parte della Margherita e il partito di Di Pietro che è un movimento di destra) che probabilmente non vuole sentire parlare di allargamento di diritti individuali, di accoglienza verso i più deboli, di società multietnica, di uno Stato laico, di libertà di ricerca. Siamo definitivamente fuori dall'Europa: abbiamo un megalomane pensionato come premier, un capopopolo che raddoppia i voti sbraitando, un ministro dell'economia che pensa ai dazi e tra poco vedremo le armate cattoliche abbattere anche la legge sull'aborto, pezzo a pezzo, dopo l'invasione dei fedeli medici obiettori negli ospedali pubblici (ovviamente non in quelli privati dove la morale si può mettere in stand-by per qualche euro). Non esistiamo più come comunità, c'è una corsa individuale al "si salvi chi può", dove l'idea di non pagare il bollo auto regala finalmente il senso tanto agognato di felicità e quella di pigliare a calci gli immigrati fa sfogare un po' la rabbia. In bocca al lupo a tutti, anche a Walter che ha parlato una lingua che pochi capivano ma che almeno da questo lungo viaggio potrà trarre il suo prossimo libro da riporre poi nello scaffale.

9 apr 2008

A come Ahhhlitalia

Siamo ormai entrati nell'ultima settimana pre-Calderoli ministro. Quindi si avvia alla chiusura anche questo blog politico-elettorale per pochi intimi (grazie comunque Giorgio per avermi amplificato nel tuo mirabile network). Vediamo di riassumere quindi alcuni temi riesumando il poco originale strumento dell'abecedario.


A - come Alitalia. Sorprendentemente è diventato l'argomento più trattato di queste settimane di molle campagna. Alla gente normale in realtà non gliene può fregare di meno, credo, di questa allucinante storia, ma qualcuno l’ha messa sul piano del sentimentalismo patriottico e quindi ognuno si è sentito in diritto di dire la propria (come se fosse la nazionale di calcio) circa una delle vicende più simboliche della storia recente d’Italia: la collusione tra potere politico, sindacati e corporazioni, un triangolo indecente che si è tenuto insieme finché la cassa purtroppo è rimasta quasi vuota. La boutade della cordata pre-elettorale è stata tragicomica e nessun commentatore ovviamente ha avuto alcunché da dire per non turbare il futuro padrone. Come sempre chez nous la questione non è stata affrontata dal punto di vista industriale ma da quello puramente finanziario, come se il mercato aereo fosse quello degli anni 50. Il problema purtroppo è invece manageriale (sono fallite compagnie ben più prestigiose della nostra come Sabena o Swissair, sono nate le low cost, gli aeroporti regionali, sono state liberalizzate le tratte intercontinentali) e quindi occorre che chi si assume il rischio di offrire servizi ad alta quota (ma anche a terra) sia in grado di decidere, su basi diverse da quelle dei diktat politici, quanta gente assumere, dove fare gli hub, quali aerei comprare, cosa sponsorizzare, ecc, cioè il contrario di quanto avvenuto finora. Sembra invece che la maggioranza degli interessati vogliano l’italianità, requisito che (ritorna come nella simpatica storia Fazio-Fiorani-Bpi e via discorrendo) serve innanzitutto per esercitare un potere (di ricatto o di risorse) verso qualcuno che prima o poi avrà bisogno di te, diciamo un assetto proprietario/gestionale “malleabile”. Ecco allora la cordata italiana, l’aviazione all’amatriciana fatta da faccendieri, fabbricanti di scarpe o editori che vede una nuova occasione per socializzare le perdite e privatizzare gli utili. Sono convinto che, se la vicenda Air France non si chiuderà a sorpresa entro qualche ora, la cordata si materializzerà davvero, Silvio36 si autonominerà padrino salvatore della bandiera tricolore. Noi invece, e insieme a noi le casse dello Stato, rimpiangeremo a lungo Prodi, Bersani e Padoa Schioppa. Il che è tutto dire.

3 apr 2008

de iuventute



In questi ultimi mesi mi è capitato di riflettere spesso su come cambia la percezione della realtà col passare del tempo, in particolare di come oggi io la percepisco rispetto a come, quando ero piccolo mi immaginavo l'avrei vissuta. Ad esempio, mi ricordo quando sui banchi delle elementari pensavo all'anno 2000 e mi spaventava anche un po'. La futurologia ingenua del mio essere bambino negli anni 70 mi portava a immaginarmi per quella lontana data, fatidica e simbolica, sposato (in particolare con la mia compagna di classe Barbara G.), con annessi figli (che pensavo si ordinassero sul catalogo del Postalmarket), immerso in una società con diavolerie tecnologiche sintetizzabili in ciò che si ammirava in una puntata qualunque del cartone animato "I Pronipoti". All'alba del nuovo millennio, che si sta peraltro allontanando a velocità eccessiva e inquietante, nessuna delle profezie si era avverata. La cosa mi ha imbarazzato nei confronti delle aspettative che il me-di-allora aveva verso il me-di-oggi e mi sono sentito quindi allo stesso tempo tradito e colpevole (niente male vero?). Poi ho pensato: ehi ma che fai, ti preoccupi di rendere conto a un moccioso biondino che non esiste più? Allora ho innescato un dibattito interno tra continuità e discontinuità dell'io biografico e biologico che mi ha portato ad assumere, sei etti di cioccolato al latte a titolo di doping. Comunque, facezie a parte, quello che vorrei ricordare, prima di tutto a me stesso, è la percezione che avevo degli adulti allora per arrivare alla valutazione sugli adulti di oggi. Allora ho fatto una prova e sono andato a rivedere alcuni morti celebri adulti che associo alla mia infanzia per vedere come si posizionavano anagraficamente allora rispetto alla mia età attuale (38,5). Per ovvi motivi le morti degli anni 70 che mi sono rimaste dentro sono legate al clima sociale di quegli anni e quindi in gran parte sono da ricondurre a fatti di cronaca della stagione del terrorismo. Il risultato mi ha turbato enormemente (vado in ordine cronologico sparso): il giudice Emilio Alessandrini fu ucciso dalle Br a 37 anni, il commissario Calabresi ne aveva 35 e Walter Tobagi, giornalista del Corriere, 33. Io nella mia percezione da Peter Pan me li ero sempre figurati "grandi", forse cinquantenni, sbiaditi nelle loro tragedie incomprensibili trasmesse con edizioni speciali dalla Rai. Resi familiari e fissati nell'immaginario da fototessere sottratte velocemente a carte d'identità ormai inutili. Dentro ai Telefunken in bianco e nero in cui il sangue non era rosso ma grigio scuro, tanto da sembrare meno reale.
Oggi in Italia se hai trentacinque anni a nessuno gli viene in mente di spararti perché rappresenti qualcosa nella società, al limite vieni preso al Grande Fratello perché sei ancora nella stanza dei giochi. Devo ancora capire se è meglio così.

2 apr 2008

Pizza connection


Breve considerazione incoraggiante: ore 16.50, panoramica delle edizioni on-line dei principali quotidiani europei.
The Guardian enfatizza le elezioni nello Zimbabwe.
Die Zeit dà spazio al vertice Nato a Bucarest.
Le Figaro apre con la vicenda Betancourt.
El Pais offre le dichiarazioni di Bush sulla lotta al terrorismo.
Repubblica ci regala una foto con Giuseppe Pizza '47 dietro una bandiera della DC (la foto purtroppo non è del '47 ma di oggi) e ci dice che forse bisogna spostare le elezioni per via del Pizza stesso che deve avere il tempo per evangelizzarci come tutti gli altri.
Italy, what else?

31 mar 2008

Ex..pù 2015


Da pochi minuti si è avuta notizia dell'assegnazione a Milano dell'Expo 2015. Come prevedibile questo si conferma un paese anomalo nell'anomalia, eccezione dell'eccezione. Era già tutto scritto pensavo: se Milano avesse perso la colpa sarebbe stata del Governo Prodi e della sinistra, se invece avesse vinto sarebbe stato merito del sindaco di Milano e del plenipotenziario regionale. Invece no era peggio di come pensassi. Nella prima dichiarazione a caldo Silvio36 sottolinea come l'assegnazione non sia assolutamente merito del lavoro di Prodi, D'Alema e Bonino (e fin qui tutto previsto), ma...neanche della Moratti o di Formigoni...piuttosto bisogna ringraziare lui (Lui) perché è amico di tanti capi di Stato!
Ebbene sì: c'era un'occasione per dire che, incredibilmente, si era lavorato insieme, che possiamo mettere da parte destra e sinistra per una volta, che l'evento è di tutta l'Italia e invece no. Il nano ha sentito l'impulso irrefrenabile di mettere la sua bandana anche su questo, di ostentare l'avidità estrema dell'apparire ad ogni costo e a danno di chiunque, anche dei suoi alleati. Riusciamo a perdere anche quando vinciamo. Che disgrazia.

28 mar 2008

il sogno dell'opossum


Ho fatto un sogno. Un sogno fine anni 80: la trasfigurazione di Craxi nel corpo dell'opossum, di Pierferdi. Questo faceva di mestiere il portaborse di Forlani all'epoca del CAF (per i più giovani: Craxi-Andreotti-Forlani). Bene, se vi ricordate come parlava Forlani e poi pensate a uno che gli fa da portaborse potete immaginare il livello degli attuali protagonisti della campagna elettorale. Prendetelo come una sorta di esperimento: pensate più velocemente che potete a Forlani + uno che gli sta dietro con una valigetta vuota + lo stesso che presiede la Camera dei deputati sposando la figlia di Caltagirone. Una sorta di equazione onirico-epidermica, un rebus che in pochi istanti si srotola e si risolve per immagini lasciando a bocca aperta. Ma ecco il sogno che ho fatto stanotte, che poi è il suo, quello dell'opossum: lui era Craxi, l'ago della bilancia di una maggioranza. Questa è la partita che si vuole giocare nella speranza che Silvio Lanugine non sia autosufficiente al Senato, che non gli basti l'armata leghista in canottiera e rutti per governare i due rami del Parlamento. Ecco allora il nuovo Craxi brizzolato e più magro che entra fumando il sigaro a Palazzo Grazioli per chiedere molto di più di quanto avrebbe potuto se fosse rimasto nella coalizione originaria. Sente profumo di pareggio e prefigura capi cosparsi di cenere, ministeri e sottosegretariati coi ficus benjamin, un eldorado di vecchia politica da orgasmo con in più il governo siciliano dei cannoli che dipende da gente del suo giro. Ecco questo, che è il suo sogno sognato da me, è anche il mio incubo. Allora mi sveglio di soprassalto e cerco di fare un altro sogno, breve breve, in cui lui faccia la fine che ha fatto Bayrou in Francia. Invece no, non ci riesco sono troppo sconvolto. Mi sa che dovremo fare un passo indietro, o forse due, rispetto a quello inevitabile ormai che ci prepariamo a fare il 14 aprile. Io sto cercando di somatizzare tutto, giorno per giorno, un po' alla volta, quest'altro shock della mia vita da cittadino. Non voglio essere sommerso in un sol giorno al primo exit poll dalla tristezza di vedere un Paese, anzi un paese, che scelga di avere Bondi o Calderoli come ministri e la Mussolini e Ciarrapico come sottosegretari. Quindi la pratica Mitridate mi pare la migliore, per il momento.

27 mar 2008

Giovinastro


Ormai pare solare che il problema di Silvio36 ce lo potrà risolvere solo il padreterno, o chi per lui, tirandolo su (o giù) per i capelli (adesso si può) verso mondi meno provvisori. Nessun altro: c'ha provato la simpatica banda dell'Unione nelle diverse incarnazioni brancaleonesche (Progressisti-Gad-Ulivo); poi hanno provato a farlo fuori dall'interno, Bossi (ma c'è rimasto lui a momenti), il simpatico Pierferdi e l'incredibile Gianfranco. Anche la magistratura ha tirato qualche sassata ma niente, non c'è stato verso. Ecco perché dobbiamo rassegnarci alla soluzione finale, che umanamente, lo dico a scanso di equivoci, speriamo venga il più in là possibile e visto che entrambi i genitori del Silvio si sono congedati oltre la media nazionale, possiamo ipotizzare ci siano buone possibilità che il neo-lanuginoso si goda tutta la carriera di Pato in buona salute. Diciamo che da aprile 2008 ad aprile 2013 farà il premier e poi in qualche modo (forse prima, dipende dalla salute di Giorgio Napo Orso Capo) diventerà Presidente della Repubblica a circa 77 anni. Poi a 84 si vedrà per la eventuale riconferma, dipenderà dalla chirurgia estetica e da altri ritrovati della scienza che potrebbero proiettarlo in qualche ruolo a sorpresa tipo Papa o oro olimpico sui 400 metri. La mia previsione è che morirà a 98 anni (quindi nel 2034, forse il 9 gennaio) da senatore a vita nella sua villa di Macherio ma continuerà comunque a manifestarsi in veste di fantasma per molti anni ancora. Amen.

19 mar 2008

Un paese con la "p" minuscola



Oggi il Censis ha presentato un dossier dal titolo Abitudini e sorprese nel voto degli italiani .

Riporto queste righe dal comunicato stampa: "Le proposte politiche si calano in una società ad altissima soggettività dove oltre il 56% delle persone è convinta che occorra “pensare di più a se stessi e alla propria famiglia” piuttosto che agli interessi degli altri, con una punta del 70,2% tra gli anziani. E ciò in un contesto nel quale anche il rapporto tra la società e la politica è al suo punto più basso."

Non credo di andare troppo lontano dalla verità sostenendo che più di tanti sondaggi sulle intenzioni di voto (più o meno tarocchi a destra come a sinistra) occorre sbirciare dietro la tenda del nostro tempo per capire la direzione che prenderemo.

Un sociologo americano, Edward Banfield, scrisse un fantastico saggio alla fine degli anni 50 intitolato Moral Basis of a Backward Society (pubblicato in italiano molti anni dopo dal Mulino col titolo "Le basi morali di una società arretrata"). Il buon Edward restituì con una ricerca sul campo i valori, gli atteggiamenti e i comportamenti rilevati in un paesino del Sud Italia (Montegrano, così lo chiama, in realtà era Chiaromonte in provincia di Potenza, sono stato lì nel 2004 per lavoro e vi sconsiglio di andarci a meno che non siate dei sociologi o vogliate sperimentare forme di mobbing rispetto alla vostra presenza in paese). Per farla breve, la teoria che esce dal libro è quella della presenza (possiamo dire in molte aree del Mezzogiorno) di un "familismo amorale", cioè di una società in cui "i valori" sono presenti e trovano esercizio solo all'interno del nucleo familiare, fuori da questi c'è amoralità (non immoralità), cioè il tema del bene e del male non entra in gioco, non rileva; il concetto di "bene comune" non si affaccia neppure, potremmo dire quindi che è inconcepibile. Ecco allora che il progresso (o il cambiamento), che inevitabilmente passa attraverso la cooperazione sociale e l'investimento negli altri, è strutturalmente impossibile, perlomeno a livello endogeno, a causa di questa "cultura". Comunque Banfield non fu messo nel pentolone, morì una decina di anni fa anzianotto nel suo letto dopo aver fatto il consigliere alla Casa Bianca.
Per concludere: senza un'idea collettiva, un modello forte di comunità a cui guardare, la "ggente" si ripiega su stessa, diventa amorale nei processi sociali, e trova nei mostruosi personaggi politici della destra italiana dei guardiani ideali dello status quo. Con loro al potere chi vuole coltivare solo il proprio orticello in santa pace e con la benedizione di Benedetto16 fa un affarone: il Vaticano ci mette i valori surgelanti, loro manovrano e maneggiano mentre il popolo, cioè chi può del popolo, mette in cascina (chi ha poco vuole sicurezza rispetto a chi non ha niente, chi ha molto avrà sempre di più). Per questo perderemo le elezioni non perché il nano capellone ha le Tv (cosa orrida di per sé ma che è una conseguenza non una causa).
Questi sono i valori di oggi, il pullman che gira l'Italia è pura consolazione illusoria perché la battaglia si combatte (soprattutto) altrove. Intanto Chiaromonte batte Italia 2-0

17 mar 2008

Walter Live in Monza


WV come sapete è di queste lune in tournée nel nord Italia, infido luogo abitato da un'antropologia bizzarra ma produttiva che misura se stessa, all'interno del branco di riferimento, attraverso l'altezza delle gomme del Suv: un metro al garrese è lo sbarramento di inclusione sociale per i circoli dell'eppiàuar. Ai nordisti piace di solito la Svizzera, perché pulita fuori. Si ispirano ad essa nella politica dell’immigrazione e nell’ideale del segreto bancario. Su queste forti basi ideali prolifera il centrodestra post-democristiano tenuto insieme in Lombardia dal collante proteico ciellino-opusdeico formigoniano che tutto nomina e benedice.
Ovviamente non tutti sono così da queste bande. La semplificazione, mi sia consentita, restituisce una linea di tendenza, forse una moda o una mediana direbbero gli statistici. Fatto sta che i luoghi comuni (i lettori di Cuore ricorderanno il puttanone di Gino e Michele) sono non di rado pieni di verità. Chi come me viaggia spesso in Italia per lavoro sa benissimo che a Napoli la gente non indossa il casco e va in contromano abitualmente, che a Roma o in Sicilia l'orario degli appuntamenti è un’approssimazione aleatoria, un orientamento di massima, che a Bolzano la gente ti parla in tedesco a prescindere, e così via, l'elenco potrebbe continuare a lungo.

Torniamo però a WV, detto formaggino ai tempi della Fgci, che sbarca quindi in Lombardia a fine Quaresima. Allora io e il mio amico Davidone decidiamo che bisogna andare, anche se lui è stanco perché la mattina ha portato, fin su al quinto piano, un centinaio di pezzi di legno che andranno brillantemente a costituire la nuova libreria del suo soggiorno. Si va a Monza, un luogo che fa più o meno gli abitanti del Molise e che, ci mancherebbe altro, si sta costituendo in Provincia (c'è la targa MB, cioè Michela Brambilla). Una Provincia non si nega a nessuno, in Sardegna ne hanno fatte quattro nuove nuove, peraltro difficilissime da ricordare, ma vuoi mettere quanti posti di lavoro: c’è da fare il tribunale, la camera di commercio, i consorzi, chissà forse il Pra, l’Aci, insomma un tripudio di produttività negli organi vari di gestione. Il comizio (si può dire ancora comizio?) si svolge davanti alla Villa Reale, in uno spiazzo che fa un po' cimitero con la ghiaietta sotto i piedi. Alcune militanti che sembrano hostess dell'Alitalia girano a raccogliere fondi con una cassetta al collo, tipo omino dei gelati a San Siro, sulla quale c'è scritto "Si può dare". Niente male l’umorismo, si vede che l’aria è cambiata. Noi però non ce la sentiamo di finanziare in questo momento, tra poco avremo spese significative e quel porco di Trichet non abbassa i tassi a cui sono legati i nostri rispettivi mutui Ing quelli della zucca. Quindi, a pagare gli alimenti al Piddì provvederà Colaninnomatteo nel breve, speriamo, coi soldi che il padre ha fatto vendendo la Telecom ad Afef. La gente è un po' poca obiettivamente per essere sabato, direi pensionati Cgil, qualcuno dell'ANPI, qualche fricchettone, dipendenti pubblici, alcune giocatrici di bridge, poche parrucchiere, nessun immigrato. Su Repubblica di oggi si legge, in un simpatico specchietto, che ci sarebbero state 3000 persone, un dato molto divertente, in realtà ho visto più gente dal mio ortolano al sabato ma comunque se serve a dare fiducia al popolo democratico va bene uguale, sentiremo la questura (e gli organizzatori). Formaggino quindi ci passa accanto e io evito di fare la foto col Nokiaziendale perché non si sa mai. Mi viene in mente quella volta che sono stato al Quirinale invitato a un concerto delle celebrazioni mozartiane e alla fine ho stretto la mano a Carlazegliociampi dopo avergli fatto la foto col Nokiaziendale appunto. Poi mi sono un po’ vergognato e allora questa volta ho messo a frutto l’insegnamento. Parte la canzone di Jovanotti sulla fiducia che è bella, penso, come inno, più della Canzone popolare di Fossati di qualche anno fa per l’Ulivo che a me mica mi è mai piaciuta, e portava anche un po’ sfiga (dall’ “Alzati che si sta alzando”di allora al “Rialzati Italia” di oggi, la ginnastica elettorale non passa di moda).

Ma non vorrei dilungarmi troppo e vado al sodo. Prima considerazione: sembra ottimista, cioè pare ci creda davvero, ride, fa battute, parla del sol dell’avvenire. Mi pare quindi che non sia troppo cosciente, perché a guardare i dati di finanza pubblica, la situazione internazionale, il global warming, la Juventus e Tiago in particolare, forse ti aspetteresti qualcosa di più realistico, dopotutto non sono né un bambino del nido né sto a un concerto di Springsteen o a sentire Bergonzoni, sto invece cercando di capire cosa vuol fare Formaggino se vinciamo le elezioni (vabbè dico così per ipotesi di scuola). Cioè siamo lì in due, seri e preoccupati, pronti anche a fare nuovi sacrifici per un futuro migliore. Invece no: lui dice proprio che taglierà le tasse, un punto, due punti, tre punti altro che Danilo Gallinari. E poi però ci saranno più servizi alla persona, perché, ecchecazzo, siamo di sinistra o no? E quindi "non si lascia solo nessuno": vecchiette, immigrati, disabili, miopi, brufolosi, tutti nel lettone insieme a farsi fare le coccole dallo stato sociale all’ora del lupo. Ecco che cita Kennedy (Bob), Olof Palme, Martin Luther King, Aldo Moro, Rabin e penso: ma uno che non gli hanno sparato niente eh? Senza dimenticare che ci hanno fatto fuori pure un Re all’inizio del secolo scorso a Monza. Vabbè. Poi, finiti i Sepolcri, dice che i giovani di oggi vivono in una condizione mai vissuta da nessuna generazione precedente e che una vita come questa non vale la pena di essere vissuta. Allora penso: Ma dài!!! Se Formaggino chiedesse a un precario di oggi di andare, che so, in Russia a fare la guerra, come capitò ai nostri vecchi allora giovani, oppure gli proponesse una bella carestia in Uganda, ma anche forse solo lo invitasse a fare una settimana di lavoro in risaia al precario gli torna subito il sorriso e gli fa cucù. Poi tira fuori l’altra questione delle donne e dei giovani e della percentuale di candidati e candidate così e colà e a me ‘sta cosa mi fa venire i nervi e allora fischietto per non ascoltare. Ed è il turno poi dell’ascensore sociale che non funziona più e che il capo attuale dell’opposizione (non si deve mai citare il nano per nome) dice: meno male che è guasto e allora tutti su per le scale e col cìpput che il figlio dell’operaio diventa avvocato (notaio, si sa, è impossibile). Formaggino invece sogna proprio un paese in cui il figlio dell’operaio può fare l’avvocato, invece io e Davidone sogniamo il contrario cioè un paese in cui finalmente il figlio dell’avvocato possa fare l’operaio senza sentirsi per questo un reietto o che debba fare l'operaio invece che farsi di coca ai festini con i trans se si capisce subito fin dalle medie che è un cazzone.

Ma la mafia?... non pervenuto. Che so il Tibet?... Nahhh. L'eutanasia?.... Scusa? Le coppie di fatto? Le staminali? L'inquinamento? La riforma dell'università e soprattutto dei baroni che le occupano?...L'informazione?...... Tranquilli, va tutto bene, tutto bene...

Poi riparte l’inno, che ci dice che ci fidiamo di lui e vabbè, noi lasciamo il piazzale coi carabinieri, malinconici e condannati a mangiare la minestra meno grama, specchio di un deserto culturale e politico che anno dopo anno allontana il miraggio di un Paese normale.

Ma va bene così, ognuno va incontro al suo destino, col sorriso però.

5 mar 2008

L'età dell'innocenza


L'età fa brutti scherzi, si dice, e in effetti me ne sto rendendo conto. Ogni tanto vado in riserva di neuroni, cosa che una volta col piffero che mi succedeva. Ad esempio nel 1982, e per molti anni a venire, avrei ricordato con l'agilità mentale di un colibrì, tutti i marcatori di ciascuna delle 52 partite giocate nei Mondiali di calcio che la nazionale di Enzo Bearzot vinse in Spagna (compresi quelli del mitico 1-10 che El Salvador incassò dal'Ungheria). Adesso, per fare un esempio ricordo solo il gol di Zapata per i centroamericani e di Toth e Kiss, forse una tripletta, per i magiari. E gli altri? Dove sono svaniti i giocatori di quel pomeriggio di giugno 1982? Svuotati per sempre come files qualunque dal cestino di Windows? Oppure posso recuperarne i frammenti e ricomporli con un defrag psicanalitico? Tutte domande oziose. La risposta-tipo è che nel tempo ho dovuto far spazio a cose più importanti o forse semplicemente più utili e allora per ricordarmi a memoria tutte le fermate del metrò di Milano ho dovuto sacrificare, magari senza accorgermene, i nomi dei portieri del Perù o dell'Austria (scherzo quello dell'Austria, Koncilia non posso dimenticarlo per niente al mondo). Ma non poteva il software che mi governa chiedermi almeno se confermavo l'operazione? Ma io non mi rassegno, e come Ciriaco'28 alzo la testa, rivendico la mia giovinezza e sono convinto che, come lui ha trovato un posto per candidarsi ancora una volta (12esima) a parlamentare con un-partito-qualsiasi-basta-esserci, anch'io adesso, se mi concentro tantissimo come Renatopozzetto nel film Da Grande (uno dei miei preferiti), posso fare la conta e chiamare all'appello tutti ma proprio tutti quegli eroi dell'estate 82. Lotto indefesso contro la chimica e la biologia e riaffermo il mio passato autistico. Solo così sarò sicuro che c'ero anch'io quella volta.

26 feb 2008

La rivoluzione siciliana

Lo spunto per scrivere qualche pensiero magro viene in questi giorni dalla vicenda Micciché. La questione siciliana è dunque, come era nelle facili previsioni, rientrata. Si possono tirare fuori i cannoli e annunciare che tutto è come prima fortunatamente per i siciliani. Il buon Micicché, sì quello che si faceva portare la cocaina al ministero (quand'era viceministro dell'economia, purtroppo le sue prestazioni politiche nonostante il doping non sono mai migliorate) ha ottenuto in cambio quello che voleva, cioè la promessa di un ministero da Silvio36 in cambio della fine della commedia.
In Sicilia cambierà dunque il nocchiero, arriva Raffaele50, perché Totòcuffaro58 pareva impresentabile, non moralmente ma tatticamente, questo è ovvio. Anzi a me spiace anche un po', tra Lombardo50 e Totò58 preferisco il secondo, più spontaneo, più folkloristico (insomma mica tanto in realtà). Il catanese invece è un saladino, aguzzo e acuto, Terminator del consenso, coinvolto in losche storie, ma su questo le pagine dei giornali (non tutti ovviamente) hanno già regalato quanto basta per mettersi le mani nei capelli. La quantità di posti di lavoro che dà in cambio al territorio gli garantisce rielezione perpetua in qualunque competizione elettorale affronterà in futuro: dall'assemblea condominiale all'Onu se mai pensassero di regolarne l'accesso via voto. Una vera azienda che prolifera nel medioevo socioeconomico dell'Isola. Ovviamente sono posti di lavoro sulla carta, nessuno è poi obbligato a darsi da fare, lo stipendio magari basso arriverà comunque. Tanto poi il conto lo paghiamo noi (peccato che Bossi o Maroni non dicano niente di questa bella alleanza con Lombardo, sarà forse il nome? Invece i media sono pieni degli strali della Chiesa contro i radicali, incredibile l'informazione in Italia!).
Riflettevo stamattina mentre mi versavo i cereali: uno si faceva di coca ancorprima che il brillante Sircana andasse per viados, quell'altro ha pasturato per anni con la mafia, questo nuovo è stato in carcere per avere preso soldi da Pellegrini (l'Ernesto, mitico presidente di un Inter che faceva sognare e divertire a patto di non essere interisti) per una questione di mense all'ospedale di Catania (poi fu assolto perché i giudici non le considerarono tangenti ma semplici regali). Beh in un posto normale l'opposizione vincerebbe col 101%, invece no. Qui anche se la Finocchiaro si è fatta crescere i baffi per sembrare più uomo, vincerà Lombardo perché è quello che offre di più; in una concezione della politica che trasforma il diritto in favore, il dovere in eventualità, lui si sostituisce al Borbone di un tempo, al Cuffaro di ieri. Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi, ci insegnava Tomasi, adesso invece non è neppure necessario, basta poco poco, un piccolo lifting in day hospital, appunto.

19 feb 2008

Il tram dei Casini


Seguendo i saggi insegnamenti di Mitridate, ieri sera prima di andare a letto ho acceso la Tv pensando: la campagna elettorale è ancora lunga e quindi, per arrivare immune alla sfida finale nella guerra degli ONI (silvio+walter uniti nell'omoteleuto e forse non solo) occorre che ti succhi una minima dose di veleno nel percorso verso l'assuefazione. Quindi cerco come Raskolnikov la mia colpa e vedo cosa offre il menu dell'insetto indicibile su raiuno. Appaiono come due eterei efebi il Gigante Grissino, già immeritatamente noto come cicogna, e il Piercasini, Pier 55, l'opossum del centrismo, epigono del mitico Arnaldo Forlani, che si appresta a vivere, forse, la sua ottava legislatura. Quindi mi sono detto: 5 minuti 5 e poi a nanna. Già al 3' ero in crisi, messo ko dal Grissino che sembrava fatto di oppio, deve essere stato il suo viaggio in Birmania come inviato speciale dell'Ue, sembrava vedesse i porcellini rosa nella telecamera. Lo dico con dispiacere ma Vasco Rossi al festival di Sanremo nel 1983 (per chi se lo ricorda) al confronto sembrava più presente. Poi il Pier: se uno non avesse saputo dell'ultima svolta solitaria centripeta avrebbe pensato a un sosia. Si scaglia contro tutti, centrodestra, centrosinistra, la partitocrazia, le promesse elettorali, incredibile lui il capo (sulla carta) di Totòcuffaro58 un Savonarola impazzito immemore del suo ieri, anzi meno, del suo quarto d'ora fa. Penso per un attimo che è pazzo, poi penso che no, è semplicemente Pier 55 al Muppet Show della politica italiana e ne ho la conferma quando interrompe Barenghi che sta cercando di fargli una domanda e con la faccia delle grandi occasioni, dopo aver controllato che il pelo sulla testa sia a posto, parte con la frase clou della sua serata, quella che gli consentirà di superare lo sbarramento del suo quoziente intelletivo al 4%, "beh se mio padre avesse avuto le ruote io sarei un tram". No Pier, mi spiace il proverbio non è così, certe funzioni purtroppo non sono ereditarie

13 feb 2008

Da sempre tutti stanno dietro alla Ferrari



Vorrei fare qualche considerazione sulla vicenda di Don Anselmi e della ormai famosa scena del film Caos Calmo ("osé" l'ha chiamata il giornalista David Sassoli in un'intervista a Moretti, me l'ha riferito il mio amico omonimo, David).
Bene, non intendo soffermarmi sul fatto che la chiesa abbia il diritto bla bla di dire la propria bla bla su tutto bla bla, d'altronde dato che il francescanesimo non è più di moda qualcosa dovranno pur fare tutto il giorno ed è meglio che parlino piuttosto di dedicarsi ad attività più pericolose per i bambini.
Vorrei approfondire però due cose.
La prima è che leggiamo sempre notizie di terza mano e sarebbe invece il caso che chi si occupa di informazione professionalmente ci consentisse (anche) di andare alla fonte. Vi invito quindi a verificare in prima persona a questo link cosa effettivamente ha scritto il don. Mi piacerebbe partire da qui infatti per osservare come poi le dichiarazioni, le citazioni, le controrepliche prendano una vita autonoma e portino al gioco del telefono senza fili. Ora, avete letto? Bene.
Pare evidente che il tipo il film non l'ha neanche visto. Pensate quindi: pagine di giornali e minuti di notizie Tv per rispondere o amplificare le opinioni (peraltro in una newsletter) di uno che neanche sa di cosa parla! Tra l'altro lui voleva andarlo a vedere veramente il film perché aveva capito che c'era una scena osé tra Moretti e Ferrara, poi invece gli hanno detto che era Ferrari con la "i", quella di Sapore di Mare, la donna, e allora alla fine è stato a casa a vedere Otto e mezzo. Tra l'altro, se andate qui a questo link c'è una roba (in alto a destra "schede") divertentissima curata in pratica dalla Cei che neanche le Recinzioni di Johnny Palomba ti fanno così ridere.
La seconda che mi ha veramente, tra le altre, lasciato basito (ma coerente con un don che pare aver fatto carriera) è questa: "da un bravo regista e coraggioso idealista come Moretti e da un volto sensibile e delicato come la Ferrari mi sarei aspettato una scena romantica, soffusa, tenera… magari un momento d’amore aperto alla vita, ad un figlio"(i puntini di sospensione dopo "tenera", da leggersi come un miagolio del don forse, sono nel testo originale).
Mi pare ovvio che il ragazzo si sia fatto di incenso e forse non solo prima di scrivere. Capisco che sia suddito di un'organizzazione che considera le donne come esseri inferiori, e membro (absit iniuria) di un club di maschietti che verrà studiato dagli antropologi del XXII secolo come caso unico e irripetibile di presunta autosufficienza in svariati campi, ma pensare, e soprattutto scrivere, che da una faccia dolce ti aspetti bacini e carezze, mentre lombrosianamente, che so, dalla Bonino le peggio porcate, mi pare molto più scandaloso del resto.
Io ammiro molto chi, nei diversi ruoli, dentro questa chiesa di oggi trova ancora la forza di volere cambiare le cose da dentro. Trovo sia sempre giusto crederci soprattutto quando si è tentati di non farlo più.

11 feb 2008

Veltronando/2


WV è quindi partito da Spello. Un bel posto, anche se dopo mezz'ora non sai più cosa fare a meno che non sei in vacanza con una gamba rotta e Anna Karenina da finire. Significativo in cronaca anche per il fatto che si è appena inaugurata la mostra dedicata al Pintoricchio (lì e a Perugia). Nella locale chiesa di Santa Maria Maggiore c'è la Cappella Bella da lui affrescata, chi va da quelle parti non dovrebbe perdersela. Insomma i temi suggeriti dalla location erano: il rinascimento (della sinistra o del centro non so), gli ulivi (l'Ulivo), il cielo vero (contro quello finto delle convention degli altri). Il senso era che l'Italia "che ce la fa" deve ripartire dalla cultura, dal paesaggio, da quelle radici nobili che hanno fatto del nostro un Paese conosciuto e ammirato in tutto il mondo. Allora ho provato a vedere il comizio, su Nessuno Tv, ma confesso che mi sono annoiato e dopo 10 minuti sono andato al parco. Sarà stato lo sfondo da effetto-Intervallo, la sua pappagorgia che col vento quasi ondeggiava o il fatto che leggeva come in chiesa, non so bene, ma ho pensato che sembrava tutto troppo costruito, troppo retorico. Pareva un assessore comunale alle celebrazioni del 25 aprile più che un capo di governo. Dai Walter non te la prendere, magari se pioveva sarei rimasto lì a sentirti lo stesso.

8 feb 2008

FDG


Il titolo di questo blog, pensierimagri, è ovviamente (come quasi tutto) una citazione. Viene da una canzone, un piccolo gioiello per quanto triste, che FDG '51 scrisse a 23 anni e che trovate se vi interessa nell'album Francesco De Gregori. Ah, si chiama Souvenir e nel 33 giri se ricordo ancora bene era l'ultima del lato 2 (detto anche B-Side). Se girate oggi il CD ovviamente non si sente niente, ma a me piaceva di più quando ribaltavo con mossa abile il vinile, facendolo ruotare tra pollici e indici dopo che il braccio era tornato morbido e rassicurante al suo posto (l'autoreverse delle cassette non mi piaceva per niente soprattutto quando andava in modalità loop ed era un eterno ritorno se non avevi voglia di alzarti a spegnere lo stereo).
A me l'album in questione piace proprio tanto. Anche a Davidone, con cui cantiamo spesso FDG per la gioia di grandi e piccini, piace tanto perché siamo molto simili nell'animo e queste 11 canzoni sono prevalentemente tristi, di un triste però positivo che ti dà la spinta per allontanartene (perché comunque ti viene un po' da dire: speriamo che non mi venga mai in mente di scrivere canzoni così altrimenti vi autorizzo ad abbattermi). Beh insomma, ieri sera sono andato a sentire proprio FDG a teatro che è meglio dei vari PalaPala in cui fa freddissimo o caldissimo e poi ci si disperde un po'. Speravo facesse Bene o Le informazioni di Vincent, oppure Giorno di pioggia invece niente, era troppo allegro per cantare cose tipo: "...E adesso puoi richiuderti nel bagno a commentare le mie poesie però stai attenta a tendermi la mano, perché il braccio non lo voglio più" o magari " ...Grazie per l'invito sì, stasera non ho voglia di vedere gli incidenti stradali lungo il fiume". Giuro sono veramente così i testi non è uno scherzo.
Erano gli anni 70, bellezza, e non ci puoi fare niente. Niente...
Tutto questo però era per scrivere una cosa che mi veniva in mente ieri sera mentre ascoltavo FDG, cioè che nei suoi testi c'è un uso smodato dei mezzi di trasporto: navi (Titanic, I muscoli del capitano, L'abbigliamento di un fuochista, Renoir...), treni (Pablo, Generale, La testa nel secchio...) poi ci sono la bici di Girardengo, l'aereo che sta al cielo come le navi al mare, persino l'autotreno carico di sale.
Io un pezzo della mia vita l'ho fatto a bordo dei mezzi che FDG ha immaginato e sono contento che la mia anima abbia fatto tutti quei viaggi.

Ps Grazie MG, grazie D per il regalo.

Tutto e il contrario di tutto


"La favola della Cdl è finita, Berlusconi con me ha chiuso, non pensi di recuperarmi, io al contrario di lui non cambio improvvisamente idea e posizione..." (novembre 2007)

Così tuonava Gianfranco '52 ben tre mesi fa. A me piace questo qui perché è uno coerente, dice le cose chiare sempre, non sta a fare tanti giri di parole: pane al pane e vino al vino. E la gente queste cose qui le apprezza, infatti tutti i sondaggi dicono che lui gode della fiducia della maggioranza degli italiani; è il politico più apprezzato soprattutto da quelli che non lo votano. A me piace perché difende la famiglia: come ha detto qualcuno, gli piace così tanto che ogni tanto ne fa una nuova. Bravo, io spero che continui così, a metterci la faccia e a non capire di chi è quella che vede ogni mattina riflessa nello specchio.

A proposito...

"Una pagina storica della politica italiana". Gianfranco Fini spiega cosi', al termine di un vertice con Silvio Berlusconi, il progetto del Partito del Popolo della Liberta" (febbraio 2008)

7 feb 2008

Io ballo da solo

Il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini è "del tutto indifferente a queste tentazioni maggioritarie: se ciascuno andrà da solo, andremo da soli anche noi". Quindi, se Forza Italia vorrà andare da sola, l'Udc non si dispera e farà lo stesso.

Ecco, come avevo previsto WV è ormai opinion leader assoluto, domina la scena, tutti lo imitano, controlla il centrocampo, detta l'agenda. Il quadro politico è atomizzato: prima tutti insieme appassionatamente, adesso tutti soli a prescindere. Ma giungono voci che anche in altri campi la moda dilaga: Dolce non vuole più stare con Gabbana farà una linea gourmet e valorizzerà finalmente il suo cognome, Gabbana ha cercato Volta per diventare sponsor dell'Udeur. Persino Luca Cordero non vuole più stare con Luca Montezemolo. Insomma guardatevi dai vostri partner perché ormai la partita è cominciata.

Veltronando


Walter Topo Gigio Veltroni, diciamocelo, ha una bella voce. A me piace proprio ascoltarlo alla radio, ha un tono convincente, rassicurante, americano. E' un po' il nostro Obama juventino. Certo Barak vanta 6 anni in meno ed è decisamente più glamour, ha mezzo sangue keniota mentre il nostro ha origini slovene e la cosa a occhio nudo si vede. Delle sue frasi celebri mi rimarrà sempre impressa quella in cui ha sostenuto di "credere di non credere", una lezione di prudenza lessicale comprensibile visto il luogo in cui fa il sindaco attualmente e considerata l'incertezza intrinseca al tema escatologico. Un dubbio sussurrato con delicatezza, un "non penso atttualmente di essere certissimissimo che dio esista". Si sa infatti che le cose possono cambiare e Dalla, il cantante non la preposizione articolata, mi pare recentemente convertitosi a santamadrechiesa, ma forse ricordo male e invece è Giannimorandi '44, o forse Dallamorandi '43+'44.
Insomma quello che volevo dire è che WV, che c'ha un acronimo pessimo che richiama le auto tedesche, la guerra e il Maggiolino mica come JFK che sta andando bene anche come aeroporto tra l'altro, mi è piaciuto con questa storia di "andare da solo alla Camera", oddio io preferisco andarci almeno in due, però in effetti se non sai chi viene con te e meglio andarci da solo. Ed è pur vero che andare da soli al Senato, di questi tempi, con la gente che lo frequenta potrebbe essere pericoloso. Magari uno come Di Pietro che faceva il poliziotto o Emma Lupa de Lupis la lupa tanto Bonino, fossi in lui, me li porterei dietro se per caso si incontrasse un Porcellum. Però questa fase politica mi incuriosisce molto, la trovo addirittura avvincente. Una mossa, questa di andare al voto da soli, tanto ovvia quanto spiazzante in un paese in cui Pippobaudo (1936), ho letto, si appresta a presentare il Festival di Sanremo (io pensavo fosse già morto e invece poi ho approfondito e ho scoperto che sta in salute e fa ancora molti programmi finanziati col canone). Non dobbiamo quindi essere cattivi con WV, ma convincerlo a portare fino in fondo l'idea (rassicurandolo sul fatto che, se proprio si sentisse solo, dentro il PD ci sono così tante anime che una coalizione avrà sempre il tempo di farsela). Non è da trascurare poi che questo elemento di apparente masochismo ha fatto drizzare i capelli a Silvio '36 (come Pippobaudo) che adesso ha quasi la frangetta e quindi si è notato subito che non se lo aspettava. E allora come all'asilo ha detto "anch'io da solo!" perché non sopporta che poi gli dicano che è un prepotente e che vince facile 15 partiti+ le televisioni+Bagnasco&Ruini+Opus Dei+CL+Pato e Kakà contro WV. Io quindi penso che tutto sommato Clemente '46 ha fatto un mossa non così malvagia a far cadere Romano '39 che secondo me ne aveva le guance piene di stare lì a tirare la coperta un po' di qua e un po' di là, Sircana voleva andare on the road again a vedere come è il traffico la sera a Roma, KinderFerrero voleva andare in piazza ma non contro se stesso, non gli pareva furbo persino a lui e anche Ritalevimontalcini (1909) disertava da troppo tempo il torneo di bridge del circolo scienziati perché tutta l'Italia contava sulle sue notti a Palazzo Madama. Insomma i giochi non sono forse ancora fatti. Quando c'è vento il cielo muta presto. Obama docet.

6 feb 2008

Boselli for President


Oggi pensavo che, per questioni contingenti, la giornata non mi avrebbe offerto particolari occasioni di ilarità. Invece no. Devo convincermi che il nostro Paese, se ti metti nella giusta prospettiva, ti mette a disposizione una gamma ineguagliabile di risorse. La teoria è che siamo un inconsapevole palcoscenico per altre forme di vita, un Truman Show geografico che si dipana in una bolla spazio temporale che prendiamo ingenuamente come sistema di riferimento. La conferma dell'ipotesi mi è venuta guardando la foto a fianco. Questa istantanea (forse è un dipinto) raffigura al centro Enrico Boselli (1957) che non credo parente dei più illustri Franco e Dino, gemelli cestisti cresciuti nella gloriosa Billy Milano (una volta negli anni 80 ho incontrato sul metro 1 di Milano uno dei due non so chi visto che si assomigliano molto, ricordo come se fosse ora scese alla fermata Bande Nere). Poi a sinistra c'è il noto Gavino Angius (1946) una vita nel PCI, poi PDS, DS anche con cariche mica pizza e fichi come vice presidente del Senato e capogruppo dei DS (il capogruppo è tipo quello che tra gli scout si veste come gli altri ma è più alto e quindi suscita maggiore tenerezza) d'altronde in 20 anni di Parlamento è giusto fare un po' di tutto (job rotation). Gavino '46 mi ha colpito tanto perché dopo che la sua mozione (9%) al congresso di scioglimento dei DS di aprile non aveva convinto molti, ha dato vita in qualche ora (maggio) con il bellissimo Fabio Mussi (1948) alla Sinistra Democratica. Con logo e tutto, non si sono fatti mancare niente. Poi però la delusione: qualcosa non funziona tra i due, forse i baffi di Fabio '48 che irritano le labbra di Gavino, forse una stecca presa da uno dei due durante l'esecuzione fischiettata dell'Internazionale in un teso dopocena o forse uno screzio su chi dei due dovesse stare a sinistra nelle foto ufficiali. Comunque sia, la fine la conoscete: Gavino '46 entra nella Costituente Socialista vincendo l'ambìto premio "3-partiti-in-3-mesi". Ma più di tutti mi piace quello a destra, Villetti Roberto (1944). Osservate come è contento di essere lì, un po' notaio un po' sarto e diciamolo anche un po' portasfiga a vederlo bene. Bene è lui che oggi mi ha fatto ridere ed è lui che voglio ringraziare perché all'Ansa ha buttato lì, e lo immagino col sorrisetto di chi sa che sta dicendo qualcosa che segnerà un prima e un dopo nelle nostre vite: "Con Boselli candidato premier puntiamo al 4%". Roby grazie di esistere, noi ci vogliamo credere tutti insieme a questo bel sogno.

5 feb 2008

Pensieri Magri


Era tempo che pensavo di aprire un luogo per sperimentarmi nel ruolo di quello che parla da solo. Pensandoci bene, infatti, scrivere un diario, reale più che virtuale direi ora che lo sto inaugurando, e poterlo potenzialmente condividere è molto più chic che girare per le strade con grandi sacchetti in mano, fissando un punto indefinito e parlando a ruota libera senza che mai qualcuno ti regali più di un sorriso di compatimento. In tutta onestà io, certe volte, a questi matti che parlano senza aspettarsi che nessuno risponda ho sentito dire cose interessanti, molto più intelligenti di quelle che ad esempio dicono di solito persone ben vestite come (Tex) Willer Bordon o Pierferdinando Casini che è stato persino terza carica dello Stato (come la Pivetti del resto). Ecco perché mi sono convinto che avere uno spazio personale senza ambizioni o pretese, senza un interlocutore da compiacere o da rispettare (o magari dialetticamente da combattere) potesse migliorare la qualità e la nitidezza dei miei pensieri magri. Almeno credo.