31 mar 2008

Ex..pù 2015


Da pochi minuti si è avuta notizia dell'assegnazione a Milano dell'Expo 2015. Come prevedibile questo si conferma un paese anomalo nell'anomalia, eccezione dell'eccezione. Era già tutto scritto pensavo: se Milano avesse perso la colpa sarebbe stata del Governo Prodi e della sinistra, se invece avesse vinto sarebbe stato merito del sindaco di Milano e del plenipotenziario regionale. Invece no era peggio di come pensassi. Nella prima dichiarazione a caldo Silvio36 sottolinea come l'assegnazione non sia assolutamente merito del lavoro di Prodi, D'Alema e Bonino (e fin qui tutto previsto), ma...neanche della Moratti o di Formigoni...piuttosto bisogna ringraziare lui (Lui) perché è amico di tanti capi di Stato!
Ebbene sì: c'era un'occasione per dire che, incredibilmente, si era lavorato insieme, che possiamo mettere da parte destra e sinistra per una volta, che l'evento è di tutta l'Italia e invece no. Il nano ha sentito l'impulso irrefrenabile di mettere la sua bandana anche su questo, di ostentare l'avidità estrema dell'apparire ad ogni costo e a danno di chiunque, anche dei suoi alleati. Riusciamo a perdere anche quando vinciamo. Che disgrazia.

28 mar 2008

il sogno dell'opossum


Ho fatto un sogno. Un sogno fine anni 80: la trasfigurazione di Craxi nel corpo dell'opossum, di Pierferdi. Questo faceva di mestiere il portaborse di Forlani all'epoca del CAF (per i più giovani: Craxi-Andreotti-Forlani). Bene, se vi ricordate come parlava Forlani e poi pensate a uno che gli fa da portaborse potete immaginare il livello degli attuali protagonisti della campagna elettorale. Prendetelo come una sorta di esperimento: pensate più velocemente che potete a Forlani + uno che gli sta dietro con una valigetta vuota + lo stesso che presiede la Camera dei deputati sposando la figlia di Caltagirone. Una sorta di equazione onirico-epidermica, un rebus che in pochi istanti si srotola e si risolve per immagini lasciando a bocca aperta. Ma ecco il sogno che ho fatto stanotte, che poi è il suo, quello dell'opossum: lui era Craxi, l'ago della bilancia di una maggioranza. Questa è la partita che si vuole giocare nella speranza che Silvio Lanugine non sia autosufficiente al Senato, che non gli basti l'armata leghista in canottiera e rutti per governare i due rami del Parlamento. Ecco allora il nuovo Craxi brizzolato e più magro che entra fumando il sigaro a Palazzo Grazioli per chiedere molto di più di quanto avrebbe potuto se fosse rimasto nella coalizione originaria. Sente profumo di pareggio e prefigura capi cosparsi di cenere, ministeri e sottosegretariati coi ficus benjamin, un eldorado di vecchia politica da orgasmo con in più il governo siciliano dei cannoli che dipende da gente del suo giro. Ecco questo, che è il suo sogno sognato da me, è anche il mio incubo. Allora mi sveglio di soprassalto e cerco di fare un altro sogno, breve breve, in cui lui faccia la fine che ha fatto Bayrou in Francia. Invece no, non ci riesco sono troppo sconvolto. Mi sa che dovremo fare un passo indietro, o forse due, rispetto a quello inevitabile ormai che ci prepariamo a fare il 14 aprile. Io sto cercando di somatizzare tutto, giorno per giorno, un po' alla volta, quest'altro shock della mia vita da cittadino. Non voglio essere sommerso in un sol giorno al primo exit poll dalla tristezza di vedere un Paese, anzi un paese, che scelga di avere Bondi o Calderoli come ministri e la Mussolini e Ciarrapico come sottosegretari. Quindi la pratica Mitridate mi pare la migliore, per il momento.

27 mar 2008

Giovinastro


Ormai pare solare che il problema di Silvio36 ce lo potrà risolvere solo il padreterno, o chi per lui, tirandolo su (o giù) per i capelli (adesso si può) verso mondi meno provvisori. Nessun altro: c'ha provato la simpatica banda dell'Unione nelle diverse incarnazioni brancaleonesche (Progressisti-Gad-Ulivo); poi hanno provato a farlo fuori dall'interno, Bossi (ma c'è rimasto lui a momenti), il simpatico Pierferdi e l'incredibile Gianfranco. Anche la magistratura ha tirato qualche sassata ma niente, non c'è stato verso. Ecco perché dobbiamo rassegnarci alla soluzione finale, che umanamente, lo dico a scanso di equivoci, speriamo venga il più in là possibile e visto che entrambi i genitori del Silvio si sono congedati oltre la media nazionale, possiamo ipotizzare ci siano buone possibilità che il neo-lanuginoso si goda tutta la carriera di Pato in buona salute. Diciamo che da aprile 2008 ad aprile 2013 farà il premier e poi in qualche modo (forse prima, dipende dalla salute di Giorgio Napo Orso Capo) diventerà Presidente della Repubblica a circa 77 anni. Poi a 84 si vedrà per la eventuale riconferma, dipenderà dalla chirurgia estetica e da altri ritrovati della scienza che potrebbero proiettarlo in qualche ruolo a sorpresa tipo Papa o oro olimpico sui 400 metri. La mia previsione è che morirà a 98 anni (quindi nel 2034, forse il 9 gennaio) da senatore a vita nella sua villa di Macherio ma continuerà comunque a manifestarsi in veste di fantasma per molti anni ancora. Amen.

19 mar 2008

Un paese con la "p" minuscola



Oggi il Censis ha presentato un dossier dal titolo Abitudini e sorprese nel voto degli italiani .

Riporto queste righe dal comunicato stampa: "Le proposte politiche si calano in una società ad altissima soggettività dove oltre il 56% delle persone è convinta che occorra “pensare di più a se stessi e alla propria famiglia” piuttosto che agli interessi degli altri, con una punta del 70,2% tra gli anziani. E ciò in un contesto nel quale anche il rapporto tra la società e la politica è al suo punto più basso."

Non credo di andare troppo lontano dalla verità sostenendo che più di tanti sondaggi sulle intenzioni di voto (più o meno tarocchi a destra come a sinistra) occorre sbirciare dietro la tenda del nostro tempo per capire la direzione che prenderemo.

Un sociologo americano, Edward Banfield, scrisse un fantastico saggio alla fine degli anni 50 intitolato Moral Basis of a Backward Society (pubblicato in italiano molti anni dopo dal Mulino col titolo "Le basi morali di una società arretrata"). Il buon Edward restituì con una ricerca sul campo i valori, gli atteggiamenti e i comportamenti rilevati in un paesino del Sud Italia (Montegrano, così lo chiama, in realtà era Chiaromonte in provincia di Potenza, sono stato lì nel 2004 per lavoro e vi sconsiglio di andarci a meno che non siate dei sociologi o vogliate sperimentare forme di mobbing rispetto alla vostra presenza in paese). Per farla breve, la teoria che esce dal libro è quella della presenza (possiamo dire in molte aree del Mezzogiorno) di un "familismo amorale", cioè di una società in cui "i valori" sono presenti e trovano esercizio solo all'interno del nucleo familiare, fuori da questi c'è amoralità (non immoralità), cioè il tema del bene e del male non entra in gioco, non rileva; il concetto di "bene comune" non si affaccia neppure, potremmo dire quindi che è inconcepibile. Ecco allora che il progresso (o il cambiamento), che inevitabilmente passa attraverso la cooperazione sociale e l'investimento negli altri, è strutturalmente impossibile, perlomeno a livello endogeno, a causa di questa "cultura". Comunque Banfield non fu messo nel pentolone, morì una decina di anni fa anzianotto nel suo letto dopo aver fatto il consigliere alla Casa Bianca.
Per concludere: senza un'idea collettiva, un modello forte di comunità a cui guardare, la "ggente" si ripiega su stessa, diventa amorale nei processi sociali, e trova nei mostruosi personaggi politici della destra italiana dei guardiani ideali dello status quo. Con loro al potere chi vuole coltivare solo il proprio orticello in santa pace e con la benedizione di Benedetto16 fa un affarone: il Vaticano ci mette i valori surgelanti, loro manovrano e maneggiano mentre il popolo, cioè chi può del popolo, mette in cascina (chi ha poco vuole sicurezza rispetto a chi non ha niente, chi ha molto avrà sempre di più). Per questo perderemo le elezioni non perché il nano capellone ha le Tv (cosa orrida di per sé ma che è una conseguenza non una causa).
Questi sono i valori di oggi, il pullman che gira l'Italia è pura consolazione illusoria perché la battaglia si combatte (soprattutto) altrove. Intanto Chiaromonte batte Italia 2-0

17 mar 2008

Walter Live in Monza


WV come sapete è di queste lune in tournée nel nord Italia, infido luogo abitato da un'antropologia bizzarra ma produttiva che misura se stessa, all'interno del branco di riferimento, attraverso l'altezza delle gomme del Suv: un metro al garrese è lo sbarramento di inclusione sociale per i circoli dell'eppiàuar. Ai nordisti piace di solito la Svizzera, perché pulita fuori. Si ispirano ad essa nella politica dell’immigrazione e nell’ideale del segreto bancario. Su queste forti basi ideali prolifera il centrodestra post-democristiano tenuto insieme in Lombardia dal collante proteico ciellino-opusdeico formigoniano che tutto nomina e benedice.
Ovviamente non tutti sono così da queste bande. La semplificazione, mi sia consentita, restituisce una linea di tendenza, forse una moda o una mediana direbbero gli statistici. Fatto sta che i luoghi comuni (i lettori di Cuore ricorderanno il puttanone di Gino e Michele) sono non di rado pieni di verità. Chi come me viaggia spesso in Italia per lavoro sa benissimo che a Napoli la gente non indossa il casco e va in contromano abitualmente, che a Roma o in Sicilia l'orario degli appuntamenti è un’approssimazione aleatoria, un orientamento di massima, che a Bolzano la gente ti parla in tedesco a prescindere, e così via, l'elenco potrebbe continuare a lungo.

Torniamo però a WV, detto formaggino ai tempi della Fgci, che sbarca quindi in Lombardia a fine Quaresima. Allora io e il mio amico Davidone decidiamo che bisogna andare, anche se lui è stanco perché la mattina ha portato, fin su al quinto piano, un centinaio di pezzi di legno che andranno brillantemente a costituire la nuova libreria del suo soggiorno. Si va a Monza, un luogo che fa più o meno gli abitanti del Molise e che, ci mancherebbe altro, si sta costituendo in Provincia (c'è la targa MB, cioè Michela Brambilla). Una Provincia non si nega a nessuno, in Sardegna ne hanno fatte quattro nuove nuove, peraltro difficilissime da ricordare, ma vuoi mettere quanti posti di lavoro: c’è da fare il tribunale, la camera di commercio, i consorzi, chissà forse il Pra, l’Aci, insomma un tripudio di produttività negli organi vari di gestione. Il comizio (si può dire ancora comizio?) si svolge davanti alla Villa Reale, in uno spiazzo che fa un po' cimitero con la ghiaietta sotto i piedi. Alcune militanti che sembrano hostess dell'Alitalia girano a raccogliere fondi con una cassetta al collo, tipo omino dei gelati a San Siro, sulla quale c'è scritto "Si può dare". Niente male l’umorismo, si vede che l’aria è cambiata. Noi però non ce la sentiamo di finanziare in questo momento, tra poco avremo spese significative e quel porco di Trichet non abbassa i tassi a cui sono legati i nostri rispettivi mutui Ing quelli della zucca. Quindi, a pagare gli alimenti al Piddì provvederà Colaninnomatteo nel breve, speriamo, coi soldi che il padre ha fatto vendendo la Telecom ad Afef. La gente è un po' poca obiettivamente per essere sabato, direi pensionati Cgil, qualcuno dell'ANPI, qualche fricchettone, dipendenti pubblici, alcune giocatrici di bridge, poche parrucchiere, nessun immigrato. Su Repubblica di oggi si legge, in un simpatico specchietto, che ci sarebbero state 3000 persone, un dato molto divertente, in realtà ho visto più gente dal mio ortolano al sabato ma comunque se serve a dare fiducia al popolo democratico va bene uguale, sentiremo la questura (e gli organizzatori). Formaggino quindi ci passa accanto e io evito di fare la foto col Nokiaziendale perché non si sa mai. Mi viene in mente quella volta che sono stato al Quirinale invitato a un concerto delle celebrazioni mozartiane e alla fine ho stretto la mano a Carlazegliociampi dopo avergli fatto la foto col Nokiaziendale appunto. Poi mi sono un po’ vergognato e allora questa volta ho messo a frutto l’insegnamento. Parte la canzone di Jovanotti sulla fiducia che è bella, penso, come inno, più della Canzone popolare di Fossati di qualche anno fa per l’Ulivo che a me mica mi è mai piaciuta, e portava anche un po’ sfiga (dall’ “Alzati che si sta alzando”di allora al “Rialzati Italia” di oggi, la ginnastica elettorale non passa di moda).

Ma non vorrei dilungarmi troppo e vado al sodo. Prima considerazione: sembra ottimista, cioè pare ci creda davvero, ride, fa battute, parla del sol dell’avvenire. Mi pare quindi che non sia troppo cosciente, perché a guardare i dati di finanza pubblica, la situazione internazionale, il global warming, la Juventus e Tiago in particolare, forse ti aspetteresti qualcosa di più realistico, dopotutto non sono né un bambino del nido né sto a un concerto di Springsteen o a sentire Bergonzoni, sto invece cercando di capire cosa vuol fare Formaggino se vinciamo le elezioni (vabbè dico così per ipotesi di scuola). Cioè siamo lì in due, seri e preoccupati, pronti anche a fare nuovi sacrifici per un futuro migliore. Invece no: lui dice proprio che taglierà le tasse, un punto, due punti, tre punti altro che Danilo Gallinari. E poi però ci saranno più servizi alla persona, perché, ecchecazzo, siamo di sinistra o no? E quindi "non si lascia solo nessuno": vecchiette, immigrati, disabili, miopi, brufolosi, tutti nel lettone insieme a farsi fare le coccole dallo stato sociale all’ora del lupo. Ecco che cita Kennedy (Bob), Olof Palme, Martin Luther King, Aldo Moro, Rabin e penso: ma uno che non gli hanno sparato niente eh? Senza dimenticare che ci hanno fatto fuori pure un Re all’inizio del secolo scorso a Monza. Vabbè. Poi, finiti i Sepolcri, dice che i giovani di oggi vivono in una condizione mai vissuta da nessuna generazione precedente e che una vita come questa non vale la pena di essere vissuta. Allora penso: Ma dài!!! Se Formaggino chiedesse a un precario di oggi di andare, che so, in Russia a fare la guerra, come capitò ai nostri vecchi allora giovani, oppure gli proponesse una bella carestia in Uganda, ma anche forse solo lo invitasse a fare una settimana di lavoro in risaia al precario gli torna subito il sorriso e gli fa cucù. Poi tira fuori l’altra questione delle donne e dei giovani e della percentuale di candidati e candidate così e colà e a me ‘sta cosa mi fa venire i nervi e allora fischietto per non ascoltare. Ed è il turno poi dell’ascensore sociale che non funziona più e che il capo attuale dell’opposizione (non si deve mai citare il nano per nome) dice: meno male che è guasto e allora tutti su per le scale e col cìpput che il figlio dell’operaio diventa avvocato (notaio, si sa, è impossibile). Formaggino invece sogna proprio un paese in cui il figlio dell’operaio può fare l’avvocato, invece io e Davidone sogniamo il contrario cioè un paese in cui finalmente il figlio dell’avvocato possa fare l’operaio senza sentirsi per questo un reietto o che debba fare l'operaio invece che farsi di coca ai festini con i trans se si capisce subito fin dalle medie che è un cazzone.

Ma la mafia?... non pervenuto. Che so il Tibet?... Nahhh. L'eutanasia?.... Scusa? Le coppie di fatto? Le staminali? L'inquinamento? La riforma dell'università e soprattutto dei baroni che le occupano?...L'informazione?...... Tranquilli, va tutto bene, tutto bene...

Poi riparte l’inno, che ci dice che ci fidiamo di lui e vabbè, noi lasciamo il piazzale coi carabinieri, malinconici e condannati a mangiare la minestra meno grama, specchio di un deserto culturale e politico che anno dopo anno allontana il miraggio di un Paese normale.

Ma va bene così, ognuno va incontro al suo destino, col sorriso però.

5 mar 2008

L'età dell'innocenza


L'età fa brutti scherzi, si dice, e in effetti me ne sto rendendo conto. Ogni tanto vado in riserva di neuroni, cosa che una volta col piffero che mi succedeva. Ad esempio nel 1982, e per molti anni a venire, avrei ricordato con l'agilità mentale di un colibrì, tutti i marcatori di ciascuna delle 52 partite giocate nei Mondiali di calcio che la nazionale di Enzo Bearzot vinse in Spagna (compresi quelli del mitico 1-10 che El Salvador incassò dal'Ungheria). Adesso, per fare un esempio ricordo solo il gol di Zapata per i centroamericani e di Toth e Kiss, forse una tripletta, per i magiari. E gli altri? Dove sono svaniti i giocatori di quel pomeriggio di giugno 1982? Svuotati per sempre come files qualunque dal cestino di Windows? Oppure posso recuperarne i frammenti e ricomporli con un defrag psicanalitico? Tutte domande oziose. La risposta-tipo è che nel tempo ho dovuto far spazio a cose più importanti o forse semplicemente più utili e allora per ricordarmi a memoria tutte le fermate del metrò di Milano ho dovuto sacrificare, magari senza accorgermene, i nomi dei portieri del Perù o dell'Austria (scherzo quello dell'Austria, Koncilia non posso dimenticarlo per niente al mondo). Ma non poteva il software che mi governa chiedermi almeno se confermavo l'operazione? Ma io non mi rassegno, e come Ciriaco'28 alzo la testa, rivendico la mia giovinezza e sono convinto che, come lui ha trovato un posto per candidarsi ancora una volta (12esima) a parlamentare con un-partito-qualsiasi-basta-esserci, anch'io adesso, se mi concentro tantissimo come Renatopozzetto nel film Da Grande (uno dei miei preferiti), posso fare la conta e chiamare all'appello tutti ma proprio tutti quegli eroi dell'estate 82. Lotto indefesso contro la chimica e la biologia e riaffermo il mio passato autistico. Solo così sarò sicuro che c'ero anch'io quella volta.